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Deficienza artificiale

Ho fatto il bullo con l'intelligenza artificale chiedendo di invertire le lettere della parola "INTELLIGENZA"*. Non lo avessi mai fatto! Nonostante i ripetuti tentativi, il risultato è stato disastroso. Oltre ad essere sempre sbagliata, la sequenza di lettere proposta dall'IA ne contiene anche una in più (13 e non 12).

Cosa si nasconde dietro questa clamorosa débâcle? Altrove ho spiegato che gli attuali sistemi di intelligenza artificiale sfruttano reti neurali basate su algoritmi connessionisti (il connessionismo è una branca delle scienze cognitive interessata a spiegare il funzionamento della mente usando reti neurali artificiali). In sintesi, quell'articolo scritto sette mesi fa, diceva che l'intelligenza artificiale non ragiona. Si limita solo ad utilizzare molto bene la statistica applicandola ad una grande mole di dati che gli vengono dati in pasto. Alla mia domanda "Come funziona il tuo algoritmo di elaborazione del linguaggio naturale?", l'IA ha risposto così:

In realtà, l'IA esagera quando, verso la fine, dice "...il mio algoritmo è basato su modelli di apprendimento automatico, il che significa che migliora continuamente le sue capacità attraverso l'apprendimento di un vasto set di dati di conversazioni e interazioni precedenti".

Ho provato più volte, anche a distanza di molte ore. La risposta al mio quesito iniziale è sempre stata sbagliata. L'IA non ha fatto tesoro dell'esperienza, non ha imparato cose nuove pescando da "...un vasto set di dati di conversazioni e interazioni precedenti".

La spiegazione del perché è abbastanza semplice: evidentemente, l'attuale generazione di software di intelligenza artificiale generativa non utilizza algoritmi per "spezzare" le parole in singole lettere per poi invertirne la sequenza. In sintesi, l'IA non può apprendere l'inversione perchè, al momento, non è stata programmata per farlo.

Ciò che accade nel nostro cervello è invece tutta un'altra storia. Tu che stai leggendo queste righe di testo, riesci ad applicare l'incredibile facoltà di astrazione a tutti gli aspetti della quotidianità. È una bella differenza.

La propensione dell'IA a focalizzarsi solo sulla "superficie delle cose", spiega le enormi falle che caratterizzano il suo modo di (non) ragionare e, di conseguenza, i risultati che propone.

Noi uomini sappiamo costruirci un modello astratto del mondo. I software di intelligenza artificiale ne sanno riconoscere a malapena le forme più superficiali e banali.

Le lettere dell'alfabeto possono essere combinate in molteplici modi. Il numero di "maschere" che le parole frutto di questa combinazione possono indossare, è virtualmente infinito. Un po' come per le donne e gli uomini narrati da Shakespeare:


"Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che

entrano ed escono dalla scena. Ognuno nella sua vita interpreta molti ruoli..."


Tra queste maschere c'è, appunto, la possibilità di mostrarsi sotto forma di sequenza inversa di lettere che compongono un termine presente nel dizionario.

Acquisendo la capacità di lettura, noi essere umani acquisiamo parallelamente la capacità di "riconoscere" anche la dimensione astratta che caratterizza tutte le lettere dell'alfabeto e la loro infinita propensione combinatoria.

È anche grazie a questo talento se sappiamo "filtrare" e "modellare" il mondo. Continuamente, nella nostra quotidianità riconosciamo, elaborariamo e applichiamo formule, regole e teorie (ad esempio grammaticali). Per questo motivo rispondiamo facilmente alla domanda "Invertendo le lettere della parola "INTELLIGENZA" qual è il risultato?"

L'IA tutto questo se lo sogna.

L'IA ignora il significato che si cela "dietro" i caratteri dell'alfabeto e i numeri.

L'IA non è capace di ricombinare le conoscenze che ha precedentemente acquisito per creare qualcosa di nuovo che sia più complesso e profondo, o per risolvere problemi.

L'IA ha solo il pantagruelico bisogno di macinare enormi quantità di dati per produrre qualcosa che, in fin dei conti, ad oggi si rivela essere poco più che decente.

L'IA è poco efficace e poco efficiente.

L'uomo crea miracoli applicando alle poche lettere dell'alfabeto i suoi numerosi talenti cognitivi.

L'uomo, partendo da una manciata di simboli, scrive l'Odissea, la Divina Commedia, Macbeth.

L'attuale generazione di intelligenza artificiale non è intelligente. Probabilmente, a suo tempo, fu scelta questa definizione esclusivamente per generare interesse, clamore e hype attorno a quello che, indubbiamente, verrà ricordato come un momento fondamentale nella storia dell'innovazione. Un momento del quale, è bene ricordarlo, stiamo ascoltando solo i primissimi vagiti.

Tutto ciò che ho scritto potrebbe essere seriamente rimesso in discussione nel giro di pochi anni, con l'arrivo di nuove e più sofisticate generazioni di IA. All'orizzonte abbiamo un scenario nebuloso fatto di molte domande e poche risposte certe. Uno scenario che, a più di qualcuno, genera già ansia.

Non è un caso se il Merriam Webster, uno dei dizionari in lingua inglese più presigiosi, negli ultimi due anni ha scelto come parola dell'anno "Manipolazione" per il 2022 e "Autenticità" per il 2023.


"...si può ben concepire che una macchina sia fatta in modo tale da proferire parola […], ma non si può immaginare che possa combinarle in modi diversi per rispondere al senso di tutto quel che si dice in sua presenza, come possono fare gli uomini, anche i più ottusi."

(René Descartes, Discorso sul metodo)


NOTE*

  • La prova è stata effettuata utilizzando Bing, il nuovo motore di ricerca di Microsoft. Bing utilizza la versione GPT 3.5 del modello linguistico di machine learning creato da OpenAI, software house americana proprietaria di ChatGPT, il cui valore di mercato attuale sta per raggiungere i 100 miliardi di $;

  • L'azienda fondata da Bill Gates ha investito oltre 13 miliardi di $ in questo progetto proprio per integrare nel suo motore di ricerca la sofisticata tecnologia di cui oggi tutti parlano;

  • L'obiettivo e è rendere Bing una sorta di co-pilota/assistente durante le nostre ricerche sul web.



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