Napoli, 1586.
Quell'anno viene inaugurata la «libreria comune e pubblica» tanto desiderata dai Padri Girolamini che ne hanno commissionato la realizzazione. La struttura è annessa ad una chiesa e ad un più ampio complesso monumentale. A lavori ultimati, il luogo diviene rapidamente un punto di riferimento per la consultazione. Quasi due secoli dopo, lo stesso Giambattista Vico, filosofo e grande frequentatore della biblioteca, decide di donare al complesso tutte le prime edizioni appartenenti alla sua collezione privata. A quei tempi, le sale della biblioteca custodiscono più o meno 200mila titoli, tra cui circa cento incunaboli, 5mila cinquecentine e tanto, tanto altro.
Napoli, 1980.
Il terribile terremoto del 23 novembre segna simbolicamente l'inizio della fine per la biblioteca il cui complesso monumentale viene scelto come uno dei tanti luoghi da utilizzare per accogliere l'enorme flusso di sfollati che dall'Irpinia, epicentro del sisma, si sposta verso le coste campane. Lentamente, l'antico custode di volumi, manoscritti e spartiti preziosi, cade preda di degrado e turpi razzie che l'accompagneranno verso l'oblio.
Napoli, 2012.
Una serie di articoli scritti dall'accademico e storico dell'arte Tomaso Montanari, all'epoca docente presso l'Università Federico II, spingono i Carabinieri ad indagare. Le indagini scoperchiano un vaso di Pandora. Gli uomini dell'Arma scoprono che l'antica biblioteca, frutto di un sogno ormai dissolto lungo i secoli, è da tempo costantemente oggetto di furti da parte di un'organizzazione criminale. I suoi membri arrivano di notte con un camion, entrano comodamente nelle sale, prelevano ciò che gli è stato detto di prelevare, per poi caricare il tutto nel veicolo. La scoperta più scioccante è però un'altra: a coordinare le operazioni è lo stesso direttore della biblioteca, Marino Massimo De Caro. Lo stupro della biblioteca è pianificato e perpetrato in modo chirurgico al punto da arrivare a strappare le pagine degli archivi settecenteschi attraverso i quali sarebbe stato possibile identificare i volumi mancanti. «La sala Vico sembrava una stazione da cui partivano i volumi» così scrive Mauro Giancaspro nel suo "Il Morbo di Gutenberg". Un viaggio di solo andata, purtroppo.
Per conto di chi De Caro ha fatto quel che ha fatto? Una bella domanda a cui prova a dare una risposta il successivo processo. Il direttore corrotto viene comunque condannato a sette anni e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. A fargli compagnia altre sei persone accusate di aver sottratto, nascosto e rivenduto circa duemila volumi, in buona parte oggi ancora perduti. Alcuni tra i libri ritrovati, erano nel frattempo confluiti all'interno di librerie antiquarie tedesche e inglesi. Altri nei cataloghi di celebri case d'asta internazionali. Possiamo esserne certi: solo lo scorrere del tempo contribuirà a dipanare via via i mille intrighi e misteri sottesi a questa brutta storia.
Napoli, 2022.
Dopo ben dieci anni, la Biblioteca dei Girolamini viene ufficialmente dissequestrata alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo e del Ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini. Tra scaffali tristemente vuoti a rappresentare profonde ferite ancora aperte, comincia un lento processo di rinascita che, in un futuro sempre più vicino, darà a tutti noi la possibilità di poter finalmente godere della vista spettacolare di questi spazi magnifici e degli antichi tesori che essi custodiscono.
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