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Guardando fuori

Guardando le finestre nelle mattine d'inverno, immagini un grosso e vecchio lupo che, coperto dai favori del buio, si è avvicinato ai vetri di casa tua per strofinarsi con calma l'irsuto pelo.

La notte precedente il padrone dei ghiacci è venuto a marcare il territorio sotto forma di creatura della brughiera.

La silice del vetro sembra essere stata aggredita e graffiata perdendo la sua naturale trasparenza.

Osservando il mondo fuori, hai l'impressione che la luce del giorno si sia mescolata e confusa con il buio della sera.

Quello che scorgi sembra appannato, come avvolto da una sorta di gelido pulviscolo nebbioso.

L'essenza di tutto ciò che osservi appare in qualche modo impoverita.

L'essenza del mondo sembra aver scelto il letargo in attesa di tempi migliori.

A quel punto ti può capitare di pensare a quello che hai letto in un vecchio racconto: Che faccio qui in questo inverno senza fine?

Poi ti fermi a riflettere giungendo ad una nuova conclusione.

Lo sconforto generato dall'essere costretto a startene tranquillo tra le spesse e rassicuranti mura di casa, si può tramutare in piacevole occasione.

Quando ciò accade, hai voglia di serrare ulteriormente porte e finestre.

Hai deciso di costruirti da solo un caldo conforto di fantasie e fughe all'aria aperta e per farlo ti serve un buon libro.

Ne scegli uno dagli scaffali e ti sistemi sulla poltrona.

Lo apri e cominci a viaggiare frapponendo ben presto leghe e leghe di calore e libertà tra te e il re freddo che, fremente di gelido livore, sta provando ad imprigionarti in una cella di ghiaccio.

È in quel preciso istante che alzi gli occhi dalla pagina e, beffardo, pieghi le tue labbra in un leggero sorriso pensando ad un passaggio di una vecchia poesia di Camus.


Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.




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