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Il mio Giulio Cesare

Ho particolarmente a cuore il libro di cui scrivo. Fu uno dei primi che, qualche anno fa, acquistai per la mia nascente collezione di libri antichi. Ricordo di averlo comprato da una libreria antiquaria canadese. Montreal se non sbaglio.

Si tratta di un'edizione datata 1651 di un volume contenente l'intera produzione letteraria di Gaio Giulio Cesare. Grande condottiero, fine stratega militare, nonché uomo di cultura fortemente attratto dalle arti e dalla filosofia, nel corso delle sue campagne militari Giulio Cesare ne descrisse lo svolgimento con estrema minuzia di particolari.

Oltre alla cronaca delle vicende che videro protagoniste le sue legioni, questi scritti riportano molte curiosità sugli usi e sui costumi delle tribù barbariche con cui esse vennero in contatto. Il libro contiene il DE BELLO GALLICO, il DE BELLO CIVILI, il DE BELLO ALEXSANDRINO, il DE BELLO AFRICANO e il DE BELLO HISPANIENSI.

Ovviamente, essendo una sorta di autobiografia celebrativa, non la si può ritenere un'opera dai contenuti estremamente rigorosi dal punto di vista storico. Tuttavia, il fascino della prosa e le grandi conquiste e battaglie narrate, ne fanno una delle opere più celebri e importanti della storia dell'umanità.

A curare questa specifica edizione dal formato in 16°, fu l'olandese Arnoldus Montanus, un insegnante e autore olandese vissuto nel Seicento che dedicò buona parte dei suoi studi e delle sue energie alla scrittura di testi di teologia, storia e geografia. Montanus è una forma latinizzata di van den Berg o van Bergen.

Il libro presenta un bel titolo inserito in un magnifico frontespizio allegorico inciso che ritrae Cesare portato in trionfo, sullo sfondo di una città incendiata,

All'interno del volume è presente anche una bella tavola ripiegata fuori testo che riporta incisa la carta geografica dell'Impero romano ai tempi di Cesare.

Tra le pagine del libro fanno capolino altre tavole incise a piena pagina che ritraggono alcune tattiche e strumenti di tipo militare ideati proprio dal grande Cesare nel corso delle sue campagne.

Ancora oggi, ogni tanto mi avvicino allo scaffale che custodisce questo libro. Lo prendo e lo inizio a sfogliare partendo il più delle volte dal DE BELLO GALLICO e dall'incipit del Libro Primo. Mentre leggo inizio pian piano a sognare di battaglie, eroi e luoghi lontani nel tempo e nello spazio.


«La Gallia nel suo insieme è divisa in tre parti, una delle quali è abitata dai Belgi, un'altra dagli Aquitani ed una terza da coloro che nella loro lingua si chiamano Celti e nella nostra sono chiamati Galli. Tutti loro differiscono fra di loro per lingua, istituzioni e leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, la Marna e la Senna li dividono dai Belgi. I più forti tra di loro sono i Belgi per il fatto che si tengono molto lontani dal raffinato tenore di vita della provincia e rarissimamente giungono da loro i mercanti e rarissimamente importano ciò che mira agli animi effeminati e sono vicini ai Germani vivono al di là del Reno con i quali fanno continuamente guerra. Per questo motivo gli Elvezi precedono anche gli altri Galli per valore, poiché combattono con i Germani in battaglia quasi ogni giorno, quando o li tengono lontani dal loro territorio o quando questi fanno guerra nel loro territorio. Da qui deriva anche l’eccellenza degli Elvezi per valore su tutti gli altri Galli; poiché si misurano quasi ogni giorno con i Germani in combattimento, a volte respingendoli dai propri confini, a volte portando la guerra nel loro territorio. La parte della regione occupata, come si è detto, dai Galli comincia dal fiume Rodano, è compresa tra il fiume Garonna, l’Oceano e il territorio dei Belgi, e dal lato dei Sequani e degli Elvezi raggiunge il Reno per poi volgersi verso Settentrione e a Oriente. L’Aquitania si estende dal fiume Garonna alla catena dei Pirenei e alla parte dell’Oceano che fronteggia la Spagna; è disposta tra Occidente e Settentrione...»




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