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Libri d'illusione

Nei primi sei mesi del 2021 in Italia sono stati pubblicati ben 30.219 nuovi titoli a stampa (Fonte: Ufficio Studi Associazione Italiana Editori), vale a dire una media di quasi 170 nuovi libri al giorno.

Tutti i santi giorni, i magazzini e gli scaffali delle librerie vengono letteralmente inondati da un mare di carta e inchiostro. Una buona fetta di queste 30mila e passa pubblicazioni, è rappresentata da quelli che amo definire Libri d'illusione, opere di dubbia qualità che trovano comunque la sacra via della pubblicazione, un tempo sentiero impervio e percorso con fatica solo dai pochi che si erano conquistati sul campo (e con la gavetta!) quel diritto.

Oggi pubblicare un libro è semplice. Ormai molti di noi annoverano, tra i propri cari o tra gli amici, almeno una persona che "ce l'ha fatta!".

Li riconosci subito i Libri d'illusione, spesso al primo sguardo. Materiali cartacei di infima qualità, copertina kitsch nella grafica e nel lettering, contenuti della quarta di copertina e del risvolto posteriore a dir poco maldestri. Per non parlare dell'uso creativo della lingua italiana che, spesso, fa capolino all'interno dell'opera d'ingegno. Quest'ultima scoperta, è un privilegio lasciato solo agli arditi che, spesso, affrontano davvero il testo solo perché costretti dai legami di sangue o di vecchia amicizia con il novello scrittore che, naturalmente, li attende al varco.

A monte di tutto questo c'è la filiera dell'editoria che, seguendo i nuovi assiomi dell'economia, ha mutato radicalmente la propria pelle. Ci sono le case editrici, i grandi marchi della distribuzione e i colossi del commercio online con le loro piattaforme di self publishing (es. Createaspace di Amazon, Ilmiolibro.it di Feltrinelli e tante altre).

Hanno tutti posto i Libri d'illusione al centro delle loro strategie commerciali e di marketing. Sostenendo costi d'impresa relativamente bassi, attraggono, fanno crescere rapidamente la scuderia dei loro autori e, di conseguenza, l'assortimento di libri che offrono al mercato. Molti, al grido di "Come trasformare il tuo libro in un best seller" macinano altro business proponendo all'illuso di turno pacchetti di consulenza editoriale che vanno attivati (e pagati). Alla fine, ma molto raramente, alcuni riescono davvero ad intercettare uno dei pochi veri talenti in circolazione. Almeno questo.

Poi c'è l'indotto che riserva un posto d'onore ai tanti corsi e master (!) di scrittura e storytelling venduti un tanto al chilo e spuntati come i funghi negli ultimi anni. Ci avete fatto caso? Come se per scrivere un romanzo, un saggio, una raccolta di poesie o di racconti meritevoli di essere definiti tali, sia necessario fare un corso. Chiediamolo a Kafka. Chiediamolo a Buzzati.

Il tutto rientra nella più ampia economia delle illusioni che ormai caratterizza molte filiere dell'intrattenimento, dell'arte e della cultura e che fa leva sul profondo desiderio dell'uomo moderno di potersi riservare un minimo di spazio nella accalcata società dell'immagine e dell'informazione.

L'economia delle illusioni genera business, fa circolare denaro, a volte fiumi di denaro. Purtroppo però, uno dei principi cardine su cui si fonda, è l'estrema velocità di rotazione che questa economia richiede al prodotto proposto/venduto al mercato di riferimento.

Tutto deve sbocciare velocemente, deve essere diffuso rapidamente e venduto quanto prima possibile per poi essere accantonato in favore di qualcosa di nuovo.

Riparte il loop per tutti noi che apparteniamo alla Generazione K, la Generazione Kleenex che tutto usa e tutto getta: un nuovo libro, un nuovo programma televisivo, un nuovo disco, un nuovo film, una nuova serie TV.

Da tutti, l'economia delle illusioni, figlia diretta del neocapitalismo, si aspetta quanti più introiti possibili in tempi brevi o, almeno, una buona circolazione del brand. In caso contrario? Sei fuori dalla casa. Con buona pace di legioni di illusi.


“Salotti e parties letterari: non pensiate, scrittori all’alba, che fare parte di cricche, giurie, cerchioni letterari abbia mai resuscitato qualcuno dalla sua inesistenza”

(Aldo Busi, Sodomie in corpo undici)




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