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Monk's House: il rifugio di Virginia Woolf

L'influenza degli scritti di Virginia Woolf sulla letteratura mondiale e sullo sviluppo del femminismo è cosa nota. Molte delle sue idee pionieristiche, tante sue storie e numerosi suoi personaggi, furono tracciati per la prima volta su carta tra le mura di un cottage circondato da uno splendido frutteto nella verde tranquillità della campagna del Sussex.

Un po' di tempo dopo aver sposato lo scrittore Leonard Woolf nel 1912, i due si misero alla ricerca di un rifugio che li proteggesse dal caos londinese, consentendo ad entrambi di potersi meglio concentrare sul loro processo di ideazione e scrittura.

Dopo una serie di ricerche, nel 1919 la scelta cadde sulla rustica e semplice Monk's House, un modesto cottage risalente al XVIII secolo nel quale "non c'erano autobus, né acqua, né gas né elettricità".

Ai tempi dell'acquisto, c'era poco più di un orto che si faceva largo tra le rovine di vecchie strutture ad uso agricolo. Successivamente, grazie alle idee e alla supervisione di Leonard, prese vita un bellissimo giardino di campagna inglese pieno di aiuole ornamentali, che ospitava anche un affascinante frutteto e un orto dai quali, la stessa Virginia, raccoglieva il necessario per rilassarsi producendo marmellate.

Il piccolo parco che circonda l'edificio è quanto di meglio ci si possa aspettare da una residenza di campagna inglese: fiori, stagni un po' ovunque e numerosi angoli in cui fuggire e nascondersi. Il tutto celato dalle fronde degli alberi.

Entrare in questa casa significa davvero poter allungare lo "sguardo" in una mente complicata. Tutti gli angoli di Monk's House, le sue pareti e i suoi arredi, conservano intatte le tracce degli Woolf. Mobilia, dipinti e oggetti d'arte, oggetti personali, vasi pieni di fiori e tanti libri.

Tutto è saturo dello spirito dei proprietari del cottage, ma anche degli artisti, scrittori e pensatori, membri del leggendario Bloomsbury Group che, molto spesso, furono ospitati della famiglia Woolf.

Sul finire degli anni '20, mentre stava scrivendo Una stanza tutta per sé, a buon diritto considerato tra i saggi sul femminismo più influenti in assoluto, Virginia Woolf fece costruire la sua nuova camera da letto che, come il titolo del saggio, sarebbe stata realmente una stanza tutta sua.

Un piccolo ambiente completamente scollegato dal resto della casa e impreziosito dalle opere d'arte create da sua sorella Vanessa e dalla nipote Angelica.

I lavori necessari per la creazione di questa stanza furono finanziati grazie al successo ottenuto da Gita al faro, per molti uno dei migliori romanzi del '900.

Ovviamente, la sua stanza da letto non poteva essere priva di libri. Una serie di mensole dipinte di verde ne ospitano oltre un centinaio, molto probabilmente i suoi libri del cuore.

La scrittrice inglese dedicò un angolo della camera alla conservazione dell'intera collezione di opere del suo amato Shakespeare. Ognuno di questi volumi venne rivestito utilizzando una copertina appositamente realizzata a mano dalla stessa Virginia.

Come scritto sopra, la famiglia Woolf scelse la quiete di Monk's House soprattutto per isolarsi e dedicarsi alla scrittura.

A tale scopo, Virginia fece riconvertire un vecchio capanno degli attrezzi che, una volta ultimato, divenne il suo luogo prediletto nel quale lasciare andare la sua fervida mente, incanalando il flusso di pensieri in un pennino di acciaio inglese.

Non credo di andare troppo lontano dalla realtà scrivendo che, il mito della stanza isolata e affacciata sul verde, nella quale uno scrittore può concentrarsi ed attendere la giusta ispirazione, nasce e si diffonde nella cultura anglosassone (e di conseguenza in quella di massa) grazie a Virginia Woolf.

La tranquilla, serena e familiare atmosfera di Monk's House, contribuì certamente a calmare e a nutrire la delicata e complessa mente della sua proprietaria. Il malessere esistenziale che la scuoteva da tempo, trovò indubbio giovamento nei decenni passati nella quiete del luogo.

Tuttavia, all'alba degli anni '40, al tempo che passava e all'acuirsi dei problemi interiori, si iniziarono a sommare anche le terribili notizie provenienti dal fronte. La Seconda Guerra Mondiale imperversava furiosamente in tutta Europa. Mai, nella sua storia, il mondo era stato così vicino al collasso definitivo. La mente di Virginia Woolf iniziò a vacillare trascinando la donna in uno stato "di mezzo". Da un lato la gioia di vivere, dall'altro il buio.

La mattina del 28 marzo del 1941, Virginia si alza, prende il suo bastone, attraversa il giardino e si dirige verso l'Ouse, un fiume che scorre non lontano dal casolare. Ogni tanto, durante il tragitto la donna prende dei sassi, li soppesa e li ripone nelle sue tasche fino a riempirle. Giunta sulla riva, lascia andare il bastone e continua a camminare fino all'acqua, fino a dentro l'acqua. Poi si abbandona ai flutti.

Al suo amato Leonard lascerà questa lettera:

«Carissimo, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.»

Un affranto Leonard fece cremare il corpo della moglie e ne seppellì le ceneri nei pressi di un olmo del giardino di Monk's House come racconta lui stesso in La morte di Virginia: "Seppellii le ceneri di Virginia ai piedi del grande olmo nel prato che si affaccia sopra il campo e le marcite, il Piccolo podere. Là avevano intrecciato i loro rami due grandi olmi che avevamo chiamato Leonard e Virginia.". Lui morirà molto tempo dopo, nel 1969. Come sua moglie, riposa nel verde di Monk's House.

In una lettera datata 12 agosto 1919, Virginia Woolf scrive: "Monk's House sarà il nostro indirizzo per sempre. Per questo ho già fatto dei segni nel cortile accanto al prato, dove ci saranno le nostre tombe".





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