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Aziz il libraio

Mi chiamo Aziz. Di libri ne ho letti quasi cinquemila, ma ne ho venduti molti di più. Passo le giornate ingurgitando storie. I miei stanchi occhi ne vedono germogliare continuamente di nuove dalle pagine dei volumi che leggo poggiandoli aperti sulle cosce.

L'orologio della mia vita ha i libri come lancette. Il fluire del tempo è scandito dalla fine di una lettura e l'inizio di quella successiva. Quando giro la prima pagina, varco una soglia oltre la quale le leggi del Tutto vengono sovvertite. Ad intervallare questi stati di trance solo il cibo, la preghiera, il tabacco e le occasionali richieste dei clienti.

Che io ricordi, ho sempre visto il mondo leggendo. Pensando al numero sterminato di persone che non trovano alcun interesse nella lettura, mi chiedo come mai Dio abbia sprecato il suo tempo per donarci gli occhi.

Da bambino ebbi la fortuna di frequentare la scuola che però non potei terminare. Feci giusto in tempo ad impossessarmi dell'arte per accedere agli infiniti segreti di cui la scrittura è custode. Compresi che leggendo potevo infilarmi nei pensieri di altri, nei loro corpi, nelle loro voci, nelle loro anime.

La mattina in cui cominciai questo lavoro, avevo ancora la pelle del viso liscia come la buccia di una pesca di Agadir. Sono passati sessant'anni da allora. Scelsi uno tra i tanti marciapiedi della Medina. All'ombra dell'albero stesi un tappeto logoro su cui riposi una manciata di libri procurati non ricordo più come.

Con la sfacciataggine dei giovani, cominciai a vendere storie da leggere in un luogo in cui quasi nessuno sapeva farlo. Bernasos aveva ragione quando scrisse che è la febbre della gioventù a mantenere il resto del mondo alla temperatura normale. Quando la gioventù smette di essere folle e sfacciata, il mondo congela.

Dopo qualche anno ebbi finalmente l'occasione di lasciare il ciglio della strada. Nel '67 spalancai i battenti della mia bottega affacciata su Mohammed V Avenue. Ho passato decenni a frugare tra le bancarelle e le cantine della città vecchia alla continua ricerca di nuova mercanzia. A farmi compagnia solo il caldo e la polvere tenuti insieme dalla solitudine.

In tempi più recenti, sono spesso gli scolari a donarmi i loro libri di testo prima di tuffarsi nella gaiezza dell'estate.

Tra queste mani dalla pelle ormai rugosa e dura come il cuoio, sono passati migliaia di volumi carichi di storie. Storie che, partendo da un buco della Medina, hanno irradiato la mente e il cuore di innumerevoli uomini e donne il cui volto è ormai svanito.

Quasi millecinquecento anni fa, in una notte del nono mese dell'anno, Jibrīl si rivelò a Maometto con queste parole «Leggi, in nome del tuo Signore, che ha creato l'uomo da un grumo di sangue! Leggi! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, Colui che ha insegnato l’uso del calamo, ha insegnato all'uomo quello che non sapeva».

La lettura è un atto di devozione e le pagine dei libri sono i sussurri di una voce universale. Sarò il servitore di questa voce fino a quando tutto il popolo a cui appartengo non imparerà a percepirne i sussurri.

Rabat (Marocco)

Mohammed Aziz che legge sul ciglio della sua minuscola libreria senza nome.

Negli anni '60 il tasso di analfabetismo del Marocco sfiorava il 90%.

Attualmente si assesta attorno al 30%.


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